Storia di come ho conosciuto mia sorella

Storia di come ho conosciuto mia sorella

Era il 22 Marzo 1996, la primavera portava con sé profumi di fiori, ma a me portò anche qualcos’altro e, all’inizio, non si preannunciava nulla di buono.

Mamma mi stressava da mesi con questa storia che avere una sorella sarebbe stata una cosa fighissima.

<<Sai che bello avere qualcuno con cui dividere i giochi?>>

Già partiamo male. Avevo 6 anni e di certo i miei giochi non volevo dividerli proprio con nessuno.

<<Ma ti immagini stare nel lettone tutti e quattro a guardare i cartoni?>>

Non ci siamo capiti: io sono nata figlia unica e voglio morire figlia unica. Voi siete di mia proprietà. Perché sta tizia deve venire nel lettone con noi?

E poi la bomba: <<Vedrai che un giorno sarai contenta e mi ringrazierai…>>

Come no. Grazie mille mamma per non avermi fatto vivere in un mondo fatato di cui io (e soltanto io) sarei stata la principessa viziata, luce dei vostri occhi, adorata e amata come nessun’altra al mondo.

Poi mamma ha iniziato a gonfiarsi sempre più. Sembrava un enorme  palloncino ad elio, con la differenza che la sua pancia era dura come il marmo. A me faceva impressione e mi chiedevo quale strana creatura potesse portare ad una mostruosità del genere, ignorando che a suo tempo fui anch’io causa di questa trasformazione.

I mesi passarono veloci e in un attimo arrivò il giorno tanto atteso dai miei genitori. Era notte fonda e scoppiò un gran trambusto all’improvviso:

<<Si sono rotte le acque!>> urlava felice papà.

Io restavo immobile sul mio letto e mi chiedevo se la casa sarebbe stata sommersa e se ci saremmo salvati da questo cataclisma.

<<Adesso porto la mamma in ospedale e poi ti vengo a prendere più tardi… presto conoscerai la tua sorellina!>>

Povera ingenua che ero. Non mi rendevo conto che la pacchia stava per finire.

Trascorse tutta la notte e di papà nessuna traccia. La mattina finalmente si fece vivo, aveva gli occhi lucidissimi e i nonni lo abbracciarono forte. Io ero nera di rabbia per essere stata abbandonata a me stessa.

<<Sei emozionata?>> mi chiese lui.

<<No. Papà se non mi compri un cane io non vengo.>>

I nonni scoppiano a ridere e papà mi guardò incredulo:

<<Cosa? Un cane? Non se ne parla! Adesso fili in macchina e andiamo!>>

Decisi che era arrivato il momento di sfoderare il peggiore dei miei musi lunghi, incrociai le braccia e mi sedetti in macchina.

Papà non sapeva cosa fare e aggrottava le sopracciglia. Mi sembrava quasi di leggergli nel pensiero:

<<E adesso? La porto incazzata nera?>>

Partiamo. Nessuno dice una parola.

Ad un certo punto, al posto di andare all’ospedale, girò a destra. Conoscevo bene quella strada: era la strada verso il paradiso dei giocattoli dove lavorava mamma. Il Mercatone Uno.

Entrammo e papà continuò a non dire una parola, mi posizionò davanti ai peluches e mi disse:

<<Scegli.>>

Sgranai gli occhi stupita. Va beh non sarà proprio come un cane vero, ma mi posso accontentare, pensai. E in un attimo afferrai un esemplare peloso con due fiocchetti alle orecchie. Il più costoso ovviamente, fin da piccola avevo già l’occhio per queste cose.

Papà pagò malvolentieri e subito si diresse in ospedale.

Appena entrati vidi mamma con qualcosa in braccio, il cuore mi batteva a mille. Poi lei mi guardò e mi sfoderò un sorriso raggiante e tremolante:

<<Vieni a conoscere Elisa.>>

Mi avvicinai stringendo forte il mio cane tra le braccia. Lei spostò la copertina e sbucò una faccina più incazzata della mia, con un immenso bernoccolo in testa e la fronte corrugata.

Pareva proprio che non fosse molto contenta di essere uscita dal pancione di mamma.

Stranamente al posto di spaventarmi, mi fece una tenerezza inaspettata. Subito abbandonai il mio nuovo pupazzo per prendere in braccio quella strana nuova compagna di giochi.

Non sapevo ancora che ci avrei fatto le più furibonde litigate della mia vita, che mi avrebbe rubato prima tutti i giocattoli e poi tutti i vestiti.

Non sapevo nemmeno che le avrei raccontato cose che a nessun altro avrei mai detto e che, seppure più piccola, mi avrebbe fatto piangere sulla sua spalla fino a farmi addormentare.

Non sapevo che non mi avrebbe mai giudicata e che avrebbe sempre preso le mie parti, senza chiedersi nemmeno se avessi ragione o torto.

Non lo sapevo, ma avevo appena incontrato l’amica migliore che la vita, anzi la mamma, potesse regalarmi.  

 Storia mia sorella

9 Commenti

  1. Carlotta

    Momenti della vita indimenticabili. Raccontati da te prendono forma e colore in un modo unico, sembra quasi di essere dentro alla storia. Quella foto poi con il cagnolino in sottofondo, dice tutto. Molto bello.

  2. No vabbè non ci sono parole, e ancora più commovente per me questo testo, tu sai perchè, e quanto darei perchè potessi avere ancora quello che hanno i fratelli / sorelle.
    Come sempre mi fai commuovere.

  3. Giorgia

    Cugi sei fantastica ! Mi Son proprio emozionata 😊❣️ Augurissimi alla “ piccola” Elisa!🎊

  4. Elisa 

    Questi retroscena non li sapevo cosí bene ahah
    Ora é solo una fortuna essere insieme❤

  5. Annamaria 

    Ma che brava che sei .. mi commuovo tutte le volte …

  6. Perché mi fai zigare ogni volta!!!???😭😍

  7. Catia

    Complimenti veramente un bel racconto

  8. Orietta Pelosin

    Sempre un piacere ed emozionante leggere i tuoi racconti…….
    Auguri a tua sorella

  9. Marisa 

    Con tutto l’impegno che ci ho messo…per fortuna questa storia è finita bene😅

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