Un viaggio umanitario in Africa potrebbe essere definito come viaggio di vita, poiché nasce per aiutare gli altri a migliorare la loro ma, allo stesso tempo, porta inevitabilmente un cambiamento in quella di chi ha compiuto il viaggio. Ecco cosa sapere prima di partire.
1. In quale paese africano andare e quando partire
La prima cosa da decidere se volete fare un viaggio umanitario in Africa è in quale paese del continente africano volete portare il vostro aiuto e quando volete partire.
Noi abbiamo scelto il villaggio di Bibwa, nei pressi di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, e siamo partiti all’inizio di agosto così da utilizzare le ferie estive e avere la possibilità di stare via 21 giorni.
2. Con quale associazione viaggiare e che tipo di esperienza fare
La seconda cosa da fare prima di partire per un’esperienza umanitaria in Africa è capire che tipo di viaggio fa al caso vostro e con quale associazione partire.
Nel nostro caso si è trattato di un’esperienza missionaria coordinata dal Collegio delle Missioni Africane. Il nostro accompagnatore è stato Padre Mariano, che conosceva bene le zone e le persone che ci avrebbero ospitati.
Tra le varie attività, infatti, abbiamo contribuito alla costruzione di una cappella, chiamata San Giorgio, che fungerà come luogo di ritrovo per la comunità, dove prima c’era solo una tenda.
I lavori, naturalmente, hanno richiesto diversi anni perché i tempi africani sono molto più lunghi dei nostri, ma abbiamo continuato a sostenerli a distanza, fino ad arrivare al risultato odierno.
3. Quali documenti e quali vaccinazioni vi servono per partire
La terza cosa da sapere prima di partire per un viaggio umanitario in Africa è informarvi su tutti i documenti necessari e le vaccinazioni, così da non avere brutte sorprese all’aeroporto. E non dimenticate una buona polizza assicurativa!
Per quanto riguarda le vaccinazioni, noi ne abbiamo fatte diverse: febbre gialla, meningite, epatite B e antitetanica. A queste, inoltre, abbiamo aggiunto la profilassi antimalarica.
4. La motivazione che vi spinge a compiere un viaggio umanitario
Infine, vi consiglio di esplorare dentro di voi quali sono le motivazioni più profonde che vi portano a fare questo tipo di viaggio, che non è un viaggio come gli altri, ma è davvero un viaggio di vita da cui tornerete cambiati.
Oltre al desiderio di aiutare gli altri e di mettermi alla prova, ad esempio, io ho scoperto, proprio durante il viaggio, di avere scelto questa esperienza anche per ritrovare me stessa e per ricominciare a vivere dopo una perdita personale molto dolorosa.
Il nostro viaggio umanitario in Congo: ecco cosa abbiamo fatto e cosa abbiamo imparato
Fin dai primi giorni del nostro viaggio umanitario in Congo abbiamo appreso che in un nuovo paese si deve entrare in punta di piedi, rispettando con umiltà tutte le sue credenze e le sue usanze, per quanto incomprensibili o diverse possano apparire ai nostri occhi.
L’incontro e il contatto diretto con culture differenti dalla nostra non è risultato sempre facile, ma questo scambio ha sicuramente portato ad un arricchimento reciproco e ad una possibilità di metterci alla prova.
La giornata africana segue il cammino del sole e i ritmi della natura per sfruttare al meglio le ore solari: ci alzavamo verso le 06.00 del mattino e verso le 18.00 scendeva già la notte.
Durante il nostro soggiorno ci siamo dedicati a diverse attività umanitarie:
- I giochi con i bambini dei villaggi, il cui entusiasmo ha saputo coinvolgere ognuno di noi;
- Il lavoro di costruzione di un pozzo e di una cappella per il settore 5, in cui abbiamo compreso i pro e i contro della collaborazione tra mundele (bianchi) e muindu (neri);
- La visita all’orfanotrofio Orphelinat EEV Eden gestito da Mama Esther per portare allegria e beni di prima necessità, dove ci siamo commossi davanti agli occhi tristi dei bambini che non sapevano sorridere, a cui è mancato l’amore familiare fin dai loro primi anni di vita;
- L’incontro con persone di diversi villaggi, che ha saputo renderci parte della comunità africana e delle sue difficoltà nella vita di tutti i giorni;
- I momenti di spiritualità congolese, parte integrante e molto sentita della vita africana: in particolare il rito congolese è unico nel suo genere per il clima di festa che lo caratterizza, costituito da balli e canti a ritmi di bongo.
Durante il nostro viaggio umanitario in Congo siamo rimasti particolarmente colpiti dalla povertà che ci circondava e da quanto, allo stesso tempo, l’essenzialità convivesse con la dignità.
Il sorriso di chi non ha nulla e la semplicità con cui viene affrontata la vita sono davvero esemplari.
Abbiamo incontrato la gioia di vivere in volti affamati, piedi nudi sulla sabbia e vestiti bucati.
Abbiamo incontrato la felicità in luoghi e persone da cui pensavamo fosse stata dimenticata, ma in realtà loro ne hanno insegnato il significato a noi.
E abbiamo scoperto che, a volte, non la troviamo perché sbagliamo dove cercarla: lei è sempre stata qui, accanto a noi. In un sorriso, in una carezza, in una scarpa rotta.
E ora, tornati a casa, sappiamo che una parte del nostro cuore rimarrà sempre là: nelle mani, nei sorrisi e negli occhi di quelle genti africane.