La quadrilogia di Elena Ferrante racconta la storia di Lila ed Elena, scardinando uno dei temi più difficili da trattare: il complesso legame di amicizia tra donne.
Quando ho iniziato “L’amica geniale“, il primo dei quattro libri, era un periodo in cui da tempo non leggevo più con costanza: la stanchezza post lavoro, la tentazione di Netflix e qualche aperitivo di troppo avevano preso il sopravvento.
Poi, una sera, di punto in bianco, mi è venuta voglia di leggere e il destino ha voluto che il primo libro in cui mi imbattessi fosse proprio l’inizio di questa incredibile quadrilogia.
Mai e dico mai mi sarei aspettata di ritrovare lo slancio della lettura e di finire addirittura tutti e 4 i libri in poco più di due mesi! E invece…
Nonostante conoscessi già questa scrittrice, attraverso il meraviglioso romanzo La figlia oscura, è riuscita ancora una volta a stupirmi.
La scrittura di Elena Ferrante è sfrontata e diretta. Ti trascina con sé fin dalle prime pagine e in un attimo ti trovi nel rione di Napoli, accanto a Lila ed Elena o, forse, diventi tu stessa una di loro.
Chi è Elena Ferrante: una scrittrice senza volto
Le informazioni sulla vita e sulla persona di Elena Ferrante sono esigue ed incerte.
La scrittrice, infatti, cela la propria identità dietro ad uno pseudonimo in omaggio alla celebre scrittrice Elsa Morante.
Inutile dire che i media si sono scatenati attorno al “mistero Ferrante“, avanzando diverse ipotesi che, per ora, restano tali.
Tra queste di recente ha fatto particolare scalpore quella emersa dall’inchiesta del giornalista Claudio Gatti, secondo cui Elena Ferrante sarebbe la traduttrice Anita Raja, moglie dello scrittore Domenico Starnone.
Le poche informazioni certe ad ora disponibili sulla scrittrice sono la sua città di nascita, Napoli, protagonista in molti suoi libri, e la sua formazione umanistica.
Perché Elena Ferrante vuole mantenere l’anonimato?
I libri di Elena Ferrante sono stati tradotti in 15 lingue e sono molto apprezzati anche all’estero. Nonostante ciò la scrittrice è rimasta ferma nella sua decisione di mantenere l’anonimato.
Questa scelta viene spiegata in alcune lettere al suo editore, raccolte e pubblicate nel volume “La Frantumaglia”:
Ti voglio solo confidare che la mia è una piccola scommessa con me stessa, con le mie convinzioni. Io credo che i libri non abbiano alcun bisogno degli autori, una volta che siano stati scritti. Se hanno qualcosa da raccontare, troveranno presto o tardi lettori; se no, no.
Emerge in queste parole una grande fiducia nei libri quali esseri autonimi che, una volta terminati, non necessitano più della mano del proprio autore e, liberati, possono portare la propria storia nel mondo.
Elena Ferrante, inoltre, è contraria al meccanismo di giudizio secondo cui una persona acquista o perde valore in base a ciò che scrive. Per questo mantiene separata la vita privata dalla scrittura.
La scrittrice vuole che i suoi libri siano come “invenzioni romanzesche”, non riconducibili ad episodi reali della sua vita o delle persone a lei vicine da cui ha tratto spunto e che sarebbero riconoscibili.
La scrittura praticata di nascosto diventa quindi una sorta di momento privato, in cui Elena Ferrante sente di poter essere sincera con se stessa e di poter raccontare qualsiasi verità, senza il timore di doverne rendere conto al mondo esterno.
Scegliere da che parte stare
Questa decisione di rimanere nell’anonimato ha diviso in due critica e lettori.
Chi appoggia e rispetta le sue idee e chi, invece, ha mosso contro di lei diverse accuse.
Alcune di queste sostengono che la scrittrice avrebbe tratto vantaggio nella vendita dei suoi libri dall’enigma sulla sua persona.
Lei risponde con decisione, accusando i media di abituare i lettori all’idea di scegliere un libro in base a chi l’ha scritto, dando così più importanza allo scrittore che all’opera. E conclude dicendo:
Non apparire non serve a procurarmi lettori, come lei dice, ma a scrivere in libertà.
Il “mistero Ferrante“, di fatto, continuerà probabilmente ad essere un piatto invitante per gli interessi giornalistici e medatici, così come per molti lettori e fan della scrittrice.
Io, invece, mi auguro che i suoi libri continuino a portare le loro storie nelle case di tutto il mondo, liberi come bambini sconosciuti consegnati da cicogne ai loro grati e ignari destinatari.
La quadrilogia di Elena Ferrante: il ciclo dell’amicizia
Si dice che “capisci di aver letto un buon libro quando giri l’ultima pagina e ti sembra di aver perso un amico“.
Beh in questo caso i libri sono quattro e più che di un amico parlerei di un’amica, “L’amica geniale”.
Elena Ferrante con la sua quadrilogia ha saputo raccontare l’amicizia tra donne come nessun altro aveva mai fatto prima.
Anzi nessun’altra, perché per scrivere così in profondità di un tema del genere, per me, devi essere per forza una donna.
Lo consiglio davvero a chi vuole riscoprire il piacere di leggere ogni sera e la libertà di essere altrove, ogni volta che se ne ha bisogno.
1. L’amica geniale
Il primo volume del ciclo si apre con una telefonata alla narratrice, Elena Greco (probabilmente immagine dell’autrice stessa) detta Lenuccia.
La chiamata è da parte del figlio della sua amica ormai sessantenne, Lila Cerullo detta Lina, scomparsa senza lasciare traccia.
Vediamo chi la spunta questa volta, mi sono detta. Ho acceso il computer e ho cominciato a scrivere ogni dettaglio della nostra storia, tutto ciò che mi è rimasto in mente.
Da questo episodio inizia un flashback che occupa tutto il libro e che ci riporta all’infanzia e all’adolescenza delle due amiche, entrambi appartenenti ad un malfamato rione della periferia napoletana.
Lenuccia e Lina si presentano come due persone molto diverse fin da bambine.
La prima è bruttina, riflessiva, pacata e si sente sempre inferiore all’amica, mentre la seconda è bella, determinata, violenta e molto sicura di se stessa.
Troviamo anche in questo nuovo ciclo di romanzi due temi molto cari all’autrice: la Napoli dagli anni ’50 agli anni ‘70, che influenza la vita delle protagoniste, le quali cercano di allontanarsene attraverso una presa di distanza dal dialetto napoletano.
L’italiano diventa metafora del sogno di un futuro migliore, della possibilità di intraprendere la strada del cambiamento e di separarsi da quel passato, rappresentato dal dialetto napoletano, in cui le proprie condizioni sociali sembrano immutabili e l’essere donna appare come una condanna alla sottomissione maschile.
Entrambe le amiche nutrono un desiderio di rivalsa nei confronti di un passato vissuto nella povertà e nella violenza di un paese ancora fondato sul patriarcato.
Ma il loro desino si rivelerà essere molto diverso…
2. Storia del nuovo cognome
Il secondo volume continua ad accompagnare le due amiche nel loro percorso di crescita.
Lina si trova imprigionata in un matrimonio senza amore con un uomo violento e autoritario, che la allontana sempre più dal suo sogno di emancipazione femminile.
Lenuccia riesce ad accedere alla Normale di Pisa e a pubblicare il suo primo libro.
Le due amiche rimangono lontane per anni e si ritrovano molto cambiate.
Capii che ero arrivata lì piena di superbia e mi resi conto che -in buona fede certo, con affetto- avevo fatto tutto quel viaggio soprattutto per mostrarle ciò che lei aveva perso e ciò che io avevo vinto. Ma lei se ne era accorta fin dal momento in cui le ero comparsa davanti e ora, rischiando attriti coi compagni di lavoro e multe, stava reagendo spiegandomi di fatto che non avevo vinto niente, che al mondo non c’era alcunché da vincere, che la sua vita era piena di avventure diverse e scriteriate proprio quanto la mia, e che il tempo semplicemente scivolava via senza alcun senso, ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell’una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell’altra.
Elena Ferrante riesce a cogliere e a descrivere tutte le ambivalenti sfumature di un’amicizia tra donne: la complicità e la rivalità, l’affetto e l’invidia, l’accettazione e la repulsione.
3. Storia di chi fugge e di chi resta
Il terzo libro della quadrilogia di Elena Ferrante vede Lila e Elena, diventate oramai donne, che si trovano a dover fare i conti con un mondo in continuo fermento.
Siamo negli anni ’70, gli anni delle lotte operaie e studentesche, gli anni delle insurrezioni femministe, gli anni delle grandi speranze.
Lila, dopo aver lasciato il marito e l’agiatezza, lavora in condizioni durissime in una fabbrica di salumi per mantenere il figlio Gennaro, e in seguito entra a far parte dei sindacati a favore degli operai.
Elena si trasferisce a Firenze con il marito Pietro, professore universitario di latino, che non ama, ma da cui ha due figlie.
Vi è in lei una sorta di regressione, come se il fantasma della sua vita napoletana continuasse silenziosamente a influenzare le sue decisioni. Si dedica completamente ai doveri familiari, abbandonando la scrittura e lo studio, e vive in una continua insoddisfazione.
Permane in Elena quel sentimento di inferiorità nei confronti di Lila che, forse, con la sua scelta di vita è riuscita ad allontanarsi maggiormente dal passato del rione napoletano di quanto non abbia fatto Elena stessa.
Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata […]. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza oggetto, senza una vera passione, senza un’ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa – ecco il punto – solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei.
Alla fine del romanzo Elena decide di andare in cerca di se stessa e, dopo aver lasciato il marito, sale su un aereo con Nino Serratore, amato dai tempi dell’adolescenza e conteso con Lila.
I lettori restano ancora una volta sospesi in questo finale, a bocca aperta.
4. Storia della bambina perduta
Siamo arrivati all’ultimo capitolo della saga e le domande sono due: chi è questa bambina perduta? Dov’è finita Lila? È questo, infatti, il libro che risponde a tutto, o quasi.
Nonostante ciò, personalmente, è stato il volume che mi ha meno entusiasmata.
Certo, la scrittura di Elena Ferrante è un fiume in piena di cui è impossibile non seguire il flusso, ma la corrente che mi portava avanti nella lettura era un po’ più lenta rispetto alla precedente.
Le riflessioni delle protagoniste rallentano il ritmo dell’azione, anche se non mancano scioccanti rivelazioni.
Viene lasciato meno spazio alla vecchiaia delle due amiche e per questo si ha la sensazione di una teralogia sbilanciata da una parte, con un ritmo di avvenimenti più lento negli ultimi due volumi.
Il finale, però, chiude il cerchio ed è la conclusione di un viaggio lungo ed emozionante, in cui a volte mi sono sentita più Elena, altre Lila. Ma c’è davvero differenza in fondo? Le due amiche sono l’una lo specchio dell’altra.
Nella rivelazione finale ancora una volta tutto cambia e quello che hai letto fino a quel momento viene mescolato, distorto, manipolato.
Tutto era diverso da ciò che sembrava. Tutto era fondato su una bugia. Non esiste Elena, non esiste Lila.
Ci sono solo due bambole-bambine, parti diverse ma complementari di un’unica realtà. Come forse ci sentiamo tutti noi.
Ciao Lila, ciao Elena.
Grazie per il bel viaggio.
Premetto che non sono un gran lettore…Ho cominciato quasi per scherzo a leggere l’amica geniale, ed eccomi qui che ho già finito il secondo… Non vedo l’ora di leggere gli ultimi due… Elena Ferrante è davvero travolgente nella sua scrittura, non si può fare a meno (per quel che mi riguarda) di immedesimarsi completamente in Elena Greco, Lenù. vivere le sue emozioni, sentire le emozioni degli altri personaggi, in primis quelli di Lila, che con lei ha un sentimento speciale di amore e rivalsa. Come hai detto tu, quando finisci un libro è come se perdessi un amico, ma questi libri vanno oltre. Ti commuovi, vorresti che continuassero all’infinito e non finissero mai. Improvvisamente ti vengono a mancare tutti loro, Elena, Lila e tutti gli altri. Allora sebbene l’hai finito di leggere, è talmente bello che per non perdere il contatto con tutti loro lo ricominci a rileggere ed eccoli lì….
Elena Ferrante, grazie mille delle bellissime emozioni che fai suscitare e complimenti per il tuo blog.
Molte amiche mi hanno indirizzato su questo Blog e su questa scrittrice che apprezzano tantissimo.. cosi.. eccomi qua, colto dalla curiosità! Curiosità che presto verrà soddisfatta… magari con un libro in regalo per Natale !!
Presto uscirà il film, chissà se sarà all’altezza del libro!! Di certo lo vedrò con piacere.
Ottimo consiglio, letti e piaciuti. Ora è uscito il film e non vedo l’ora di vederlo!!!